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Saper leggere il linguaggio non verbale

Immagino che a ciascuno di voi sia capitato di trovarsi di fronte a una persona e di avere la sensazione che non ce la stia raccontando giusta, nonostante le sue parole rassicuranti. A tutti poi, almeno una volta nella vita, è stato detto di stare calmi quando non avevamo intenzione – e nemmeno la benché minima idea – di essere arrabbiati o agitati ma evidentemente qualcosa in noi stava comunicando in modo diverso.

Che ruolo hanno dunque le informazioni scambiate attraverso il corpo nelle nostre interazioni?

La comunicazione è un fenomeno multimodale

Già Freud sosteneva che tutto il corpo, per la precisione “ogni poro”, è capace di svelare ciò che è tenuto nascosto dalla bocca.

Anche Mehrabian, in uno studio che si cita in tutti corsi di comunicazione e relazione interpersonale, sottolinea l’impatto preponderante della comunicazione non verbale (cioè l’uso del corpo) e para verbale (l’uso della voce) rispetto alle parole in un qualsiasi scambio comunicativo.

La comunicazione umana si svolge su più livelli contemporaneamente, e tanto gli aspetti verbali quanto quelli non verbali che caratterizzano lo scambio partecipano alla costruzione del significato nel processo comunicativo .

Lo studio della comunicazione non verbale è la cinesica, dal greco κίνησις significa movimento. Riguarda infatti tutti quei movimenti e quelle azioni che trasmettono, in maniera più o meno consapevole da parte del soggetto, un segnale visivo ad un osservatore.

Se il linguaggio verbale si basa su un sistema convenzionale di segni codificato secondo precise regole grammaticali e sintattiche, la codifica del linguaggio non verbale non è altrettanto strutturata poiché dipende da molti fattori: le caratteristiche di ciascuna persona, il contesto nel quale si svolge l’interazione, i diversi significati attribuiti nelle varie culture ai segni non verbali.

I vari elementi del linguaggio del corpo

La comunicazione non verbale comprende una vasta gamma di segnali di tipo cinesico, legati cioè al movimento, e paralinguistico, legati cioè alla voce e alla intonazione, ognuno dei quali svolge funzioni ben precise.

L’aspetto esteriore  è dato dalla conformazione fisica e dall’abbigliamento. In particolare quest’ultimo svolge un ruolo importante in quanto influenza la formazione delle impressioni e la percezione dell’immagine di una persona da parte degli interlocutori. Inoltre permette di mostrare agli altri e a se stessi un’identità e un ruolo sociale ben precisi. Pensiamo ad esempio alle uniformi o alle varie tipologie di abbigliamento che indossiamo a seconda dei contesti nei quali interagiamo. E’ importante quindi vestirci con consapevolezza, chiedendoci quale immagine voglio dare di me alle persone che sto per incontrare?

Vediamo ora come funziona il comportamento nello spazio. 

Il modo in cui ci poniamo nello spazio circostante, la vicinanza o lontananza dalle altre persone sono un indicatore significativo dal punto di vista sociale, ci dice tanto sul rapporto tra gli interlocutori e i ruoli sociali che rivestono. 

La prossemica (termine proposto da Hall alla fine degli anni 60) studia l’uso che gli individui fanno dello spazio. Interessante notare come il nostro “confine” non coincide con quello del nostro corpo, ma esiste una sorta di bolla invisibile (il cosiddetto uovo prossemico) che ci circonda determinando il nostro spazio personale. A seconda della distanza o vicinanza ad esso si determinano i ruoli sociali che abbiamo con gli altri, e questa cambia a seconda della cultura di origine. 

Fateci caso, nei nostri rapporti più stretti e intimi permettiamo all’altro di azzerare la distanza e di entrare nel nostro spazio privato; già nei rapporti di amicizia la distanza fra noi e l’altro aumenta  di almeno 50 cm, permettiamo comunque all’altro di entrare nel nostro spazio personale ma non necessariamente in quello intimo. 

La distanza sociale è quella che teniamo nelle relazioni lavorative, formali e impersonali; in questo caso sono molto attive la vista e l’udito e non è presente il contatto fisico. Infine la distanza pubblica, quella che supera i 3 metri, riguarda situazioni quali un comizio o una conferenza in cui gli interlocutori sono lontani da chi parla e il feedback che questi può cogliere durante il suo discorso è raccolto principalmente dalla vista in quanto potrebbe non essere possibile udire le voci degli altri, salvo la presenza di amplificazione. 

   

Queste informazioni ci servono se ad esempio vogliamo creare empatia con le persone che ci circondano: troppo vicini o troppo lontani a seconda di chi abbiamo di fronte sono aspetti che possono determinare l’efficacia o il fallimento della comunicazione in atto.

L’insieme dei movimenti del corpo determina il comportamento cinesico. Include il busto e le gambe, i gesti delle mani, i movimenti delle braccia e della testa. Tra tutti i segnali non verbali sono quelli maggiormente influenzati dalla cultura e dal contesto sociale (pensiamo ad esempio alla differenza evidente fra la gestualità che accompagna il parlato di noi italiani rispetto a persone appartenenti alla cultura anglossassone). 

Ciò che è importante osservare durante l’interazione è se questo sistema di movimenti è allineato con quanto l’altro sta esprimendo a parole. La congruenza fra verbale e non verbale suscita la credibilità del messaggio quando i gesti e i movimenti del capo sostengono e rafforzano ciò che viene detto con le parole. 

Le espressioni del volto e lo sguardo sono i segnali privilegiati nello scambio comunicativo. Pensiamo ad esempio alla forza che ci trasmette lo sguardo del nostro interlocutore quando sostiene il nostro, o l’effetto che invece riceviamo da uno sguardo sfuggente o rivolto altrove mentre stiamo comunicando. 

Mi affascina il fatto che le emozioni di base vengano trasmesse attraverso il viso in maniera universale, cioè indipendentemente dalla cultura possiamo riconoscere la tristezza o la gioia, la rabbia o la paura. Questi tipi di segnali non verbali sono spontanei e difficili da dissimulare o fingere, per questo ad un osservatore attento è possibile riconoscere la menzogna (su questo è incentrata la serie televisiva Lie to me). 

Quando abbiamo la sensazione che l’altro non ci stia dicendo la verità, quello che accade è che più o meno consapevolmente rileviamo una incongruenza fra i messaggi verbali e non verbali che ci arrivano. Ad esempio, di fronte a una persona con una postura molto eretta, fronte corrugata, respiro accelerato  e sguardo fisso che ci dice “sono calmo!” ciò che noi percepiamo è una rabbia nascosta che sta per esplodere. Anche il tono della voce veicolerà questo messaggio sotterraneo poiché in uno stato emozionale alterato è molto difficile controllarlo e dissimularlo. 

Ciò che realmente intende dire chi sta parlando è reso manifesto dal livello non verbale della comunicazione: al di là delle parole che la mente sceglie di dire, il corpo trasmette all’esterno ciò che c’è al proprio interno, cioè emozioni, stati d’animo, convinzioni, giudizi.

Da qui parte il grande lavoro di conoscenza di sé, per imparare a comunicare in maniera consapevole ciò che intendiamo mostrare di noi.

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